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La Citta' Incantata  Empty La Citta' Incantata

Ven Lug 30, 2021 8:14 pm
La Citta' Incantata

Cari lettori, quello che vi apprestate ad andare a vedere (perche' ANDRETE a vederlo, se non vorrete finire all'inferno, girone dei coglioni) e' una vera pacchia per gli occhi. Da anni non vedevo un film cosi' bello, ricco e visionario. Riassumere adeguatamente la complicatissima trama e' arduo: quindi ci limiteremo ai sommi capi.

Una famiglia, padre, madre e la piccola Chihiko durante il trasloco in una nuova citta' si fermano incautamente in quello che sembra un parco giochi abbandonato: qui trovano un ristorante che sembra aperto, e nonostante le resistenze della piccola, che presentisce un pericolo imminente, i due genitori di lei si mettono a mangiare come maiali... trasformandosi in maiali! Da quel momento il trio e' prigioniero del parco, in realta' un impianto termale a cinque stelle per spiriti, gestito da una vecchia strega. Sara' la piccola Chihico a salvare alla fine i genitori dopo incredibili avventure.
Come vi dicevo, l'opera, giustamente premiata con l'Oscar e l'Orso d'Argento, ha un impatto visivo incredibile. I particolari sono curati con maniacale perfezione, la pletora di personaggi che rappresentano gli spiriti ospiti delle terme sono degni di un quadro di Bosch o di Tanguy, gli scenari sembrano davvero essere usciti dai sogni. Abbiamo treni che corrono su oceani creati dalla pioggia coi binari appena sotto il pelo dell'acqua, strapiombi vertiginosi, pagode svettanti.

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Gli spiriti e il loro albergo all'apparenza possono sembrarci ridicoli: dobbiamo pero' ricordarci che in Giappone e' ancora fortissima la credenza tradizionale animista, molto simile a quella praticata dai Romani che veneravano i Penati e i Genii Loci: tutto possiede uno spirito, e nell'immaginario della favola di Miyazaki questi spiriti, come fossero persone umane, si dilettano a prendersi una bella vacanza in un lussuoso stabilimento termale, serviti e riveriti di tutto punto! Ciascun personaggio fantastico e' studiato con grande abilita', sviluppato nei dettagli e reso pressoche' vivo: inoltre, come in ogni favola della migliore tradizione, i personaggi fantastici rappresentano poi vizi e virtu' degli uomini cui la favola e' rivolta, con fine pedagogico (e' in questa l'assoluta superiorita' dell'anime giapponese sul cartoon disneyano, che e' puro entertainment, fine a se' stesso).

Come in tutti i film dello Studio Ghibli il vero punto di forza, pero', e' nell'accuratissimo studio psicologico e simbologico dei personaggi: essi appaiono verosimili, assolutamente credibili perfino quando fantastici.
Quello che ad un attore in carne ed ossa puo' costare dieci riprese e diecimila smorfie allo specchio per esprimere uno sguardo, un'idea, un sentimento, per il cinema d'animazione e' sufficiente una trentina di
fotogrammi ben congegnati. Il cinema animato, infatti, si esprime per simboli prima che per metafore e per semplice impatto visivo, per questo ha anche piu' possibilita' di essere profondo del cinema di recitazione.
Ebbene, e' scontato dirlo, ma Miyazaki e' proprio un maestro in questo: riuscire a far dire ad un viso disegnato molto piu' di quello che cento attori in carne ed ossa potrebbero. Il personaggio animato rappresenta esattamente quello che l'autore vuole, mentre l'attore ci trasmette quello che lui pensa che il regista voglia, interponendo tra noi ed il messaggio un ulteriore diaframma di comprensione.
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Ma bando ai discorsi alla Ghezzi, torniamo a La Citta' Incantata.

In questo film, a differenza degli altri che lo hanno preceduto, le tematiche ambientaliste care alla coppia di registi dello Studio Ghibli non hanno uno spazio eccessivo: "Mononoke Hime" trovava i suoi limiti proprio in questo estremismo ambientalista che finiva per essere ripetitivo e anche stucchevole. Questa favola non ha una morale ben precisa, ma molte diverse, e' sfaccettata e non offre una linearita' scontata. E' la storia di come una ragazzina con la determinazione, la buona educazione, i buoni sentimenti possa salvare la pelle ai genitori.

Una storia classicissima ma quantomai inossidabile. Certo, quando si affronta una trama con tutte queste sfaccettature, qualcuna finisce inevitabilmente per rimanere mal rifinita, ma nella bellezza complessiva della pellicola diviene tutto sommato un peccato veniale. Sviluppare tutti i temi senza eccezione avrebbe richiesto una ben diversa lunghezza: ed il film gia' dura due ore.

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Un'ultima nota: e' tipico nei cartoni animati giapponesi cercare le citazioni, gli omaggi e i richiami ad altre opere di animazione: in questo, a quanto pare, ve ne sono in gran numero. Io ne ho beccate un solo paio.

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Emanuele Mastrangelo - Maggio 2003
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